Un anno di Misticanza.

Tranquilli, questo articolo non parla di come sopravvivere per un anno mangiando solo insalata. Anche perché in quarantena sarebbe senz’altro un grande flop, visto che abbiamo tutti più voglia di cucinare e mangiare. Misticanza è semplicemente uno dei miei tanti soprannomi. Il mio vero nome è Misty! Anzi Misty Hugo, c’è scritto nel libretto sanitario. Vengo da Dubai ma ora vivo a Vicenza, ho circa 4 anni e cosa molto importante sono un cane.

Qua la zampa, o come dite voi: ‘Piacere!’

Ho detto ‘circa quattro anni’ perché, essendo una trovatella, non si sa con certezza quando possa esser nata. In famiglia comunque non ci facciamo mancare i festeggiamenti, quindi anche io ho il mio giorno speciale, che è il 1° Febbraio. L’ho capito perché quest’anno in quella data, mi è arrivato mezzo polpettone per cena, quindi ho proprio dedotto che fosse il mio compleanno. Per me va benissimo come data, potrebbero farmeli compiere quando vogliono, anche più volte, se il regalo è sempre quello. Non ho grandi pretese, solo un costante appetito.

Sono un incrocio husky, questo è chiaro dai miei colori e dai tratti del bel musetto che mi ritrovo, ma altro non si sa. Sono un probabile frutto di un accoppiamento di cani di strada. Non sono un medico veterinario ma mi sento comunque di dire che i miei genitori devono esser stati molto carini, basta guardarmi per capirlo.

Un gran bel bastardino insomma!

Eh sì, sono anche abbastanza vanitosa.

Ma bando alle ciance, perché mai un cane dovrebbe scrivere un articolo, quando potrebbe benissimo starsene panza all’aria in giardino per tutto il dì?

Beh, per il semplice fatto che sono anche un cane romantico e sensibile ed oggi è un anno che sto con la mia nuova famiglia. È giunto quindi il momento di metter per iscritto sensazioni, emozioni e ricordi di questo mio grande cambiamento. Comincio con il raccontarvi brevemente la mia storia. Nella mia prima vita, quando ero piccina, sono stata trovata per strada, nella calda Dubai. Per mia grande fortuna una splendida associazione del posto, chiamata ’38 Smiles Family’, ha deciso di salvarmi da quel rovente asfalto. Non so quanto sarei potuta resistere ancora. Dubai non è certo una città facile per noi poveri randagi. Fortunatamente, sempre grazie a loro, sono riuscita a non finire in canile, dove avrei probabilmente avuto una data di scadenza. Mi hanno subito trovato una famiglia adottiva di Dubai. Ho cominciato così la mia seconda vita. Ma poi qualcosa è di nuovo andato storto. La famiglia si è separata e la signora con cui sono rimasta, non poteva più prendersi cura di me, non aveva abbastanza denaro. L’associazione ha provato ad aiutarla per un po’ ma poi è convenuto, per il bene di tutti, che io trovassi un’altra sistemazione. A due anni e mezzo ero già al termine della mia seconda vita.

Mi hanno fatto molte foto e sono finita nella bacheca italiana per le adozioni di Cuore Husky Rescue, dove Daniele e Alessia, ora per me papà e mamma, mi hanno notata. Loro venivano dall’Italia, ma per la mia associazione non era un problema, anzi ne erano felici. Lì, avrei di sicuro potuto aspirare ad una vita migliore. Una volta testati i miei nuovi genitori, con un lunghissimo questionario e un sopralluogo a casa loro, mi è stato comunicato che erano quelli giusti per me e che potevo dunque partire verso la mia terza vita. Ho tanto pregato che potesse anche essere quella definitiva. Ho fatto le valige e sono volata in Italia.

Non è stato facile lasciare il posto in cui vivevo, ma volevo credere in quei volontari, che mi avevano promesso la felicità, per sempre. Il viaggio in aereo è stato tosto, si sa che per noi cani volare non è una passeggiata, ma ce l’ho fatta. Arrivata all’aeroporto mi è venuta a prendere Anna, una ragazza dolcissima, volontaria del Rescue italiano. Mi ha spiegato che avrei passato la notte da lei, perché la mia nuova famiglia aveva un impegno inderogabile e non poteva venire a prendermi subito. Li avevo attesi una vita, potevo aspettarli di certo per un’altra notte. Anna è stata davvero carina con me, mi ha portato nella sua famiglia dove c’erano Edo il suo umano e altri tre cani! Una festa. Continuava a farmi delle foto, per inviarle alla mia mamma, che non stava più nella pelle per venirmi a prendere. Mi impegnavo per venire bene in tutte, volevo piacere alla mia nuova famiglia. So che gli occhi sono un mio punto forte. Allora ogni volta che mi puntava la telecamera, mi impegnavo e facevo i miei migliori occhi dolci. Credo proprio di esser venuta bene in tutti gli scatti.

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;-p

Finalmente poi il grande giorno è arrivato.

‘Ora andiamo a conoscere la tua famiglia!’

Siamo andate in un grande parco, dove ho potuto annusare erba e fiori, con lo stupore di una bambina. A Dubai ero abituata al deserto e alla sabbia. Questo era per me un fresco paradiso. Siamo arrivati in un’area di sgambamento, dove Anna mi ha liberata, ho scorrazzato un po’ qua e là e poi finalmente li ho visti arrivare. Un ragazzo altissimo, una bionda e un simpatico quattro zampe rosso con la coda arricciata, come quella di un maialino. Che bella famiglia! Sono entrati nell’area cani, hanno liberato il loro e lì è scoccata la prima grande scintilla. Io e Zen, il mio nuovo amico, abbiamo cominciato a correre insieme come due pazzi. L’intesa. Ho visto i due ragazzi ed Anna molto felici e mi sono letteralmente lanciata tra le loro braccia. Ero definitivamente pronta a voltare pagina, insieme a loro.

Sono salita in macchina un po’ timorosa, dati i tanti cambiamenti, ma piena di speranza. Dopo alcuni chilometri ci siamo fermati davanti ad una casa, forse era la loro, anzi la nostra! Siamo scesi e mi hanno lasciata libera ad esplorare il giardino, con Zen che mi seguiva passo passo. Abbiamo subito ricominciato a giocare, mi sembrava un bel modo per rompere il ghiaccio. Che figo, c’erano dei fiori anche qui in giardino, li avrei potuti annusare tutti i giorni. Dopo poco mi hanno fatta entrare in casa. Mi sono fatta un bel giro e poi sono saltata sul divano, Zen mi ha detto che era permesso. Una gioia così grande che… me la sono fatta addosso! Ho bagnato tutto il pavimento dall’emozione. Che vergogna cavoli, non è una cosa che faccio di norma, ma non sono proprio riuscita a trattenermi. Loro per fortuna si sono messi a ridere. Ero salva, non mi avrebbero restituita per una sincera pisciatina di cane. E se l’avessero fatto però nei giorni successivi? La paura c’era, non potevo negarlo, all’inizio è così per noi neo adottati. Ma io mi ci volevo proprio aggrappare a questa terza vita.

Non sono state però tutte rose e fiori. A partire dalla sera stessa, Zen ha avuto degli attacchi di gelosia, da quando ha capito che non ero un ospite solo diurno, è cambiata la musica. Era geloso, se mi avvicinavo troppo a loro e non voleva che entrassi in alcune stanze, erano sue, mi diceva. Ho provato a cercare di capirlo, era abituato ad esser figlio unico ed avere tutto per sé, dovevo dargli del tempo. Non era possibile neanche mangiare insieme, perché si innervosiva. Alessia ci faceva dunque pranzare e cenare in stanze separate, facendo dei gran stratagemmi per non aizzare la tensione in quei momenti. Quando loro mangiavano a tavola, Zen era abituato a scroccare qualcosa ma ora ciò non accadeva, perché c’era il forte rischio che entrassimo in competizione e ci azzuffassimo. Ale aveva un’ansia pazzesca, che accidentalmente potesse cadere qualcosa dal tavolo, non aveva mai fatto tanta attenzione ai suoi movimenti. Sentivo che parlava spesso a telefono con la volontaria, per chiedere dei consigli. Era decisamente preoccupata e io avevo tanta paura, che se le cose non si sarebbero sistemate, mi avrebbero restituita. Loro però mi rassicuravano, dicendo che non era assolutamente loro intenzione, dovevamo solo avere pazienza. Pensate, che in uno di quei giorni, Zen ed io bisticciando, ci siamo addirittura fatti un occhio nero a vicenda. A ripensarci ora, siamo stati proprio due scemi! Per fortuna poi con pazienza giorno dopo giorno, siamo migliorati sempre di più. Abbiamo stabilito le nostre regole e abbiamo imparato a rispettarci e a convivere. Ci voleva solo del tempo. Inutile dirvi che ora siamo pappa e ciccia. Dove c’è uno, c’è anche l’altro. Riusciamo anche a mangiare insieme, senza litigare e se cade qualcosa per terra la regola è solo una: quella del più veloce, senza azzuffarci. Dormiamo anche nella stessa stanza, quella di Alessia e Daniele ovviamente.

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Guardate qui che pelo che mi è cresciuto e che bella paffuta sono ora! Anche lo sguardo di Zen è cambiato.

Durante quest’anno ho fatto molte scoperte: sono andata al mare, nei boschi, sui laghi, moltissime gite insomma, ma soprattutto ho assaggiato per la prima volta la neve. E’ stata un’emozione enorme, pur non avendola mai vista prima, è come se mi fossi ricongiunta con un mio istinto naturale, un legame primordiale, che la vita a Dubai non mi avrebbe di certo mai concesso.

Diciamoci la verità, sono un bravo cane ma ho combinato anche delle marachelle qui in Italia. Un giorno ad esempio Ale mi ha lasciata con Zen da un’amica umana, che ha un cane simpaticissimo e un giardino enorme. Quando vado lì mi diverto sempre un botto. Era ora di pranzo e l’umana aveva preparato una bella pasta asciutta (ahimè non per noi), ma poiché doveva aspettare il suo ragazzo, l’aveva messa da parte. Nel frattempo siamo usciti a giocare, ma appena ho potuto, sono tornata dentro di nascosto, sono salita sul tavolo e me la sono mangiata tutta e poi quatta quatta sono tornata in giardino, lasciando una bella scia di sugo. Povera umana l’ho lasciata senza pranzo! Un altro giorno sempre a casa sua, finché lei ed Ale bevevano un caffè in cucina, io ho accalappiato un delle sue galline, che aveva deciso di uscire dal pollaio. L’ho rincorsa per tutto il giardino e…l’ho spennata! Non l’ho uccisa però, loro sono arrivate in tempo per togliermela. Ho fatto prendere un colpo a tutti, soprattutto alla gallina, ma stavo solo giocando, a modo mio, a ‘ciapa ciapa’, non è colpa mia se la gallinella era un po’ lenta. Ma per fortuna quella ragazza mi vuole un gran bene e ha continuato ad invitarmi comunque a casa sua, facendo attenzione a dove lascia il pranzo e alle galline.

L’altro giorno invece finché Ale cucinava concentrata, ho rubato tutta la forma di prosciutto cotto che aveva appoggiato sul bancone. Un colpaccio! Non posso farci nulla, ho una fissa per il cibo e se me lo lasciano a portata di zampa, anzi anche a distanza di un’acrobazia di media difficoltà , non so trattenermi dall’assalto.

Ho fatto però anche delle buone azioni, per compensare, come tutti d’altronde. Quest’estate, per esempio, una sera Dani e Ale erano usciti per cena e per svista avevano lasciato il cancello scorrevole chiuso ma senza la sicura inserita. Zen se ne è accorto e ha deciso di andare a farsi un giro. I vicini per fortuna l’hanno visto e hanno rintracciato subito i miei umani, raccontandogli l’accaduto. Quei due sono tornati all’istante, erano bianchi come due cadaveri, dalla paura che ci fosse accaduto qualcosa di brutto. Poveri! Ma volete sapere com’è andata? Zen è andato a fare un piccolo giro ma si è poi fatto accalappiare dal vicino, io invece non mi sono mossa di casa. Figurati se mi metto a scappare ora che ho tutto quello che ho sempre desiderato. Li ho resi tanto fieri di me quella sera!

Ricordo poi un’altra scena che vale la pena citare, perché mi ha resa tanto orgogliosa di ciò che sono e della mia famiglia. Eravamo dalla ferramenta con Ale e una signora si avvicina a noi dicendo:

“Mamma mia signorina che bei cani che ha! Si vede che sono di razza, non come quei due bastardini che ho a casa.”

Ho visto il fumo uscire dalle orecchie di Ale, credo che se avessi morso le chiappe di quell’umana, lei mi avrebbe dato un bel premietto. Ma ci ha pensato lei a darle la giusta risposta.

“Signora, la ringrazio, ma anche il mio cane è un bastardino sa?” indicando me, che subito mi sono impettita per sembrare ancora più bella e maestosa.

“Mi pare impossibile, guardi anche che bel pelo che ha, i miei ce l’hanno tutto aggrovigliato.”

“Basta spazzolarli e curarli, non è difficile.”

La signora ha tagliato l’angolo a testa bassa, capendo che non le avremmo dato corda nello screditare i suoi bastardini. Brutta cosa la menopausa!

Potrei star qui a raccontarvi un milione di altre cose, non è facile riassumere un anno vissuto ad alta intensità, ma non è mia intenzione dilungarmi troppo, anche perché ho voglia di uscire in giardino a giocare. Ciò che volevo dirvi è semplicemente che nella mia terza vita ho trovato la felicità. Una gioia che auguro ad ogni cane. So che purtroppo sono milioni quelli che cercano ancora casa e che non conoscono l’amore di una carezza e il calore di una famiglia. So anche che sarebbero pronti a donare tutto il loro cuore a chi vorrà prendersi cura di loro, proprio come ho fatto io.

Il mio è dunque un messaggio d’amore e un invito ad adottare. Io me la sono cavata cambiando tre vite, ma c’è chi una vita sembra quasi non avercela più, restituiamo loro la speranza. Hanno tanto bisogno di voi. Non è una passeggiata ma è un pazzesco viaggio che vi porterà davvero lontano.

Prima di chiudere, volevo chiedere un attimo alla mia family se vuole aggiungere qualcosa:

“Ale tu hai qualcosa da dire?”

“No Misty, hai detto proprio tutto. Ma se vuoi ti dico un’altra volta quanto bene ti voglio.”

“Siiiiiiii e io ti lecco!!!!!”

“Dani tu?”

“Che sei diventata una furbetta, venduta che ottiene tutto ciò che vuole l’hai detto?”

“Sì sì, tranquillo e ora lecco anche te.”

“Zen tu?”

“Beh, sono un giapponese non un sentimentale, ma da quando ci sei sono più felice. Dai però ora spegni sto computer, amica intellettuale, che dobbiamo andare a scavare in giardino!”

Con affetto Misty, un cane felice.

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile la mia fiaba. Vi voglio bene.

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Con l’amore tutto diventa possibile. Il più grande cambiamento sta nel mio cuore, che ora batte felice e pieno d’amore.

One Reply to “Un anno di Misticanza.”

  1. Un po’ commossa confermo quanto sia dolce e quanto si sia fatta voler bene…
    Quando e’ arrivata sembrava proprio dire
    ” Io sono brava ,allora posso restare?”
    💖

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