Qui dentro

Il Natale è un giorno speciale, ma non per me. È l’undicesimo di fila che passo qui dentro e non credo me ne restino ancora molti. I vicini la pensano pressappoco come me. Solo chi è qui da meno tempo nutre qualche speranza, qualcuno ha scritto addirittura la letterina. Toni ad esempio anche quest’anno ha chiesto delle coperte, ho fiducia che gliele portino, ma non ho il coraggio di dirgli che al freddo del cuore non c’è rimedio. Peter mi ha confessato che la sua zoppia con il freddo sta peggiorando, non riesce più a nasconderla e ha paura di trasformarsi in un invisibile. Poi c’è Geremia, lui è il migliore, a lui non importa un fico secco. Dice di essere il Grinch e di andarne fiero, dice che il Natale è una gran stronzata e dice anche che i suoi attacchi di rabbia non lo preoccupano più, anzi paradossalmente lo fanno stare più tranquillo, così nessuno osa rompergli le palle. Ve lo assicuro, è meglio non far arrabbiare Gere.

Poi ci sono le femminucce che si dividono in due categorie: le nostalgiche e le bulle. Le nostalgiche vivono di ricordi, ti raccontano il bello, il caldo, la famiglia, le coccole, i regali, ma non ti raccontano che quei ricordi le hanno tradite, che il motivo per cui sono qui dentro sono proprio quegli inutili e stupidi ricordi. Le bulle invece ti guardano minacciose, cercano di mascherare le ferite, non amano che tu gli vada vicino, preferiscono starsene sole, onde evitare di dare fiducia all’ennesimo bastardo. Io ho un debole per Sara, la regina delle bulle. Appena è arrivata ricordo di esserne rimasto folgorato. Sara è bellissima. La prima cosa che ti viene da chiederti guardandola è cosa diamine ci faccia qui dentro. Chi sta qui di solito ha un aspetto un po’ disastrato, Sara invece il disastro ce l’ha dentro. Sono riuscito a parlarle solo una volta. Mi ha minacciato tutto il tempo, fissandomi, senza sbattere mai le palpebre. Ho provato a concentrarmi sull’azzurro dei suoi occhi, volevo capire qualcosa in più sulla sua storia, ma è stato impossibile, le ringhiava anche l’anima. Non credo sappia nemmeno di essere bella, quando una è ferita nel profondo non può far altro che specchiarsi nello schifo. L’ho dovuta lasciare stare, ma non smetto mai di guardarla da lontano. Non penso abbia espresso dei desideri per questo Natale.

Ed infine ci sono quelli che credono che questo sia il vero Natale, quelli che non hanno mai messo il naso fuori di qui. Loro forse hanno l’animo più in pace di tutti, ma io, che so la verità, io che ho vissuto quattro veri Natali, e al tempo ho ricevuto addirittura dei regali, so che la loro è solo un’illusione. Quando cresci dentro qualcosa di storto, di brutto e non conosci altra realtà, sei solo l’ennesimo sfigato che la vita ha scelto di prendere per il culo. Pensa che quelli là dicono pure di starci bene qui dentro.

Noi del club dei vecchi irrecuperabili, quando li sentiamo fare certi discorsi, ci lanciamo uno sguardo d’intesa e li lasciamo fare. Siamo stufi di combattere. E poi chi siamo per spiegare loro cos’è la vita vera? Chi è che ascolterebbe le lezioni di un fallito? Probabilmente ci riderebbero addosso, con l’arroganza di chi crede che la verità sia una sola.

«Ehi Jack! Guarda, sta entrando uno nuovo.»

Mi affaccio e vedo il camion bianco avvicinarsi. Si ferma davanti al portone. Scende il solito conducente con il cappellino verde, suona il campanello e il portone si apre. Qui dentro si accende l’inferno. Quando arriva uno nuovo succede sempre così. Diventiamo tutti improvvisamente simili: curiosi e sull’attenti.

Nicolas, l’addetto all’accoglienza, che poi chiamarla con questo nome è l’ennesima cagata, si avvicina al camion, parla con il conducente, compila il solito foglio e spia dentro al veicolo. Fa un salto indietro. Tutti ci guardiamo. Segue una frazione di raro silenzio. Dev’essere un bel tipo quello là dentro.

Noto preoccupazione nelle movenze di Nicolas. E pensare che lui è l’unico che si sforza ogni giorno di farci sentire normali, l’unico che riesce a scambiare quattro chiacchiere con tutti, e sottolineo tutti, noi. Vederlo spaventato è cosa assai rara. Dev’esser bello matto quello là. Nicolas va verso l’ufficio a prendere corde e coperte, mentre fuori ci animiamo a dismisura e sembriamo davvero un branco di pazzi. Aiutato dal conducente fa scendere la bestia. Ha lo sguardo che ringhia, tira la mandibola e saliva a denti stretti. Ha una stazza davvero imponente. Devono tenerlo in due. A fatica riescono a portarlo nello stanzino dei nuovi arrivati. Vedo Nicolas fare un sospiro di sollievo, con la faccia stropicciata di chi sa di essersi preso una bella grana. Ma a Nick piacciono le grane, altrimenti non si sarebbe scelto questo lavoro.

Sento puzza di pipì, Toni dev’essersela fatta sotto, ma qui la puzza di piscio è una costante. A Natale nelle case si gioca a tombola con il profumo di cibo appena sfornato, qui invece giochiamo a chi piscia più lontano e subiamo le conseguenze.

«Spero non me lo mettano vicino, finirebbe male. Quelli così quando arrivano passano tre giorni a fare i cani rabbiosi.»

Morgan ha ragione. Anche lui è qui da undici anni.

Nicolas passa più di un’ora nello stanzino con il pazzo, quasi mi prende l’ansia che non ne esca vivo. A lui in fin dei conti voglio bene. Finalmente lo vedo uscire, il nuovo ora sembra calmo, se non sapessi che Nick odia darci quella robaccia calmante, potrei pensare che l’abbia imbottito come un caco.

L’attenzione è catalizzata su di lui, per un attimo incrocio perfino lo sguardo di Sara, quanto è bella. Tutti stiamo pensando la stessa cosa. “Fa che non me lo metta vicino.”

Nick mi lancia uno sguardo a cui non servono altre parole: il nuovo sarà il mio vicino. A separarci solo una grata.

Lo fa entrare e chiude il cancelletto.

«Fate i bravi.»

La bestia ringhia e punta lo sguardo su di me: «Cos’hai da guardare?»

«Niente. Buon Natale.»

«Buon Natale un cazzo.»

Questo è il Natale di chi vive in un canile. L’ennesimo giorno in box di una serie indefinita di giorni in box.

Dedicato a tutti loro.

Una Bionda e Una Penna.

6 Replies to “Qui dentro”

  1. Come per gli esseri umani non sempre si può cambiare il loro destino…. Ma provare ad aiutarli quello sì!!! ❤️ 👏

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