47) Due opposti necessari.

Nuovamente uno difronte all’altro. Sarà il caffè più forte di sempre. Mi fa davvero uno strano effetto essere qui seduta al bar con lui. É come se questa scena appartenesse al passato. Se Lorenzo venisse a saperlo, sarebbe un disastro, ma razionalmente so che si trova lontano, è impossibile che ciò avvenga. L’unico problema reale ora è Marco. Sta a me dare la giusta direzione a questo incontro.

“Allora quando ti sposi?”

SBAM! Eccolo, è all’attacco. Cerco di reggere il gioco.

“Per il momento non ancora.”
“Saresti una sposa bellissima.”

Bri-vi-di. Il suo sorrisetto strafottente e provocatorio ha lo stesso effetto di un dito nella piaga, non è cosa gradita. Devo reggere il confronto e replicare alla svelta.

“Ti ringrazio. Tu piuttosto hai trovato la tua bella?”
“No, dopo di te mi sono preso una pausa. Mi hai lasciato un segno forte e ora come ora preferisco riordinare le idee. Hai smosso qualcosa che non ho ancora risistemato del tutto.”

Pungente sincerità. Fortunatamente in questo istante arriva la cameriera con i caffè ed interrompe l’inevitabile imbarazzo, creato dalla sua affermazione.  Ha lanciato una frecciatina non da poco. Tento di metabolizzare e di mettere da parte le reazioni istintive. Devo domare le fiamme, ho smesso di appiccare il fuoco con lui. Non mi scotto più.

“Ecco i vostri caffè!”

Credo di esser paonazza agli occhi della gentile cameriere, come a quelli di Marco. Le sue affermazioni così dirette smuovono inevitabilmente qualcosa dentro di me. Cerco di mantenermi calma e per riempire il silenzio, con la volontà di cambiare argomento, mi viene spontaneo fargli una confidenza:

“Lo sai che ho rivisto mio padre?”

“Davvero?!? Wow grandioso! Ti sento felice nel dirmelo, quindi suppongo sia andato tutto per il meglio.”

“Un buon inizio diciamo.”

“Dopo questa notizia avrei voglia di darti un abbraccio ma non è lecito.”

“No, non lo è.”

Si crea un altro momento di silenzio, in cui mi metto a giocherellare con il cucchiaino nella tazza di caffè.

“Non riesci a stare mai ferma eh?!? Mi manca la tua iperattività ogni tanto.”

Riesce a strapparmi un sorriso, in merito a questo so bene che ha ragione. A suo tempo quando ci trovavamo ad esser soli, ha sempre cercato un modo per farmi stare più tranquilla e rilassata, ma non ci è mai riuscito. “Devi vivere più tranquilla”, era una delle sue frasi tipiche. Abbiamo sempre scherzato molto sulla mia iperattività, che era in costante e totale contrasto rispetto alla sua esasperata calma interiore. Acqua e fuoco, due opposti necessari, come sempre.

“Ok, si è fatto tardi, devo andare.”

A costo di rientrare in negozio venti minuti prima, devo togliermi da questa situazione. La sua presenza mi sta facendo effetto e questo non va assolutamente bene. Non si sarebbe mai dovuto sedere.

“Ti accompagno!”

“No no, grazie ma non è il caso. Mi ha fatto piacere scambiare due chiacchiere con te. Stammi bene Marco.”

“Ok, come vuoi. Piacere mio.”

Mi alzo frettolosamente dal tavolo e mi dirigo alla cassa per pagare il pranzo e questi due maledettissimi caffè. Sento i suoi occhi addosso. So benissimo che mi sta guardando e che non mi toglierà gli occhi di dosso, fino a quando non sarò fuori da qui. Non mi devo assolutamente voltare, per oggi ci siamo guardati anche troppo.

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Passi lunghi e ben distesi. Mi precipito in negozio, proprio come se fossi in ritardo. La mia collega, vedendomi già rientrare, mi guarda sorpresa:

“Già di ritorno?!?”
“Sì sì, ho finito di mangiare presto e non avevo voglia di restare a zonzo. Appoggio la giacca e torno operativa!”

È pazzesco, sono rientrata prima a lavoro, per scappare da lui. Non siamo normali, neanche divisi l ‘uno dall’altra. Stop, parentesi chiusa, non ci voglio e non ci devo più pensare. Faccio per mandare un messaggio alle ragazze, per vederci stasera, ma un suo messaggio mi interrompe:

Marco: -Sei la cosa illecita più bella che esista. –

Esco subito dalla schermata del messaggio. Mi fa paura e mi sento in colpa, anche solo a leggerlo. Estremo piacere misto a sconfinata rabbia. Non può far così. Non ora. Ha avuto le sue occasioni, ha avuto il suo tempo, ha avuto tutta me stessa. Ora basta. Non riceverà nessuna risposta. Se la porta è chiusa, è chiusa. Credo che nella vita, arrivi un momento in cui bisogna lasciare andare il passato, per poter vivere ed assaporare davvero il presente. Devo lasciarlo andare. Torno alle mie attività e scrivo nel gruppo BeSTfRIENdS, per proporre un appuntamento per la serata. Ho estremo bisogno di vederle. Ho bisogno di quei discorsi e di quegli sguardi, che si scambiano solo con le amiche. Nel frattempo ricevo un cuoricino da Lorenzo e replico con un bacio. Mi sento inevitabilmente in colpa nei suoi confronti, per il fatto che ho visto Marco. So che non è dipeso da me, ma forse ho lasciato che accadesse troppo facilmente. Lui non lo tollererebbe affatto. Acqua in bocca e facciamo finta che quegli sguardi non siano mai esistiti. Lascio lo smartphone nella borsa e torno a lavoro. Cerco di immergermi il più possibile nei problemi delle mie clienti. Voglio svuotare la testa da inutili pensieri. Faccio in modo che la mia collega mi parli un po’ degli affari suoi, così da potermi distrarre del tutto. Sembra funzionare, se non fosse che d’un tratto lo vedo passare davanti al negozio. Alza un braccio in cenno di saluto e tira dritto. La mia collega se ne accorge e mi chiede:

“Hai ancora storie con quel ragazzo?”

“No no, tutto finito.”

Nel dirlo, cerco di ricordare a me stessa che è finita per davvero e che ora c’è una splendida persona, che è entrata nel mio cuore e merita tutto il mio rispetto. Devo essere matura. É finito il tempo dei capricci e degli insensati ritorni di fiamma. Marco è il passato e Lorenzo è il mio bellissimo presente. La giornata lavorativa si conclude e nel recuperare le mie cose, leggo il messaggio di risposta delle ragazze: stasera ore 21.30 passano a prendermi. Fantastico!

Faccio una doccia bollente scaccia pensieri. Sono lì che mi asciugo i capelli con il phon quando sento suonare lo smartphone, sarà di sicuro Lorenzo. Guardo la schermata e rimango di gran lunga sorpresa, è papà!

“Pronto! Ciao papà!”

Mi fa ancora uno strano effetto usare quella parola, ma lo faccio più che volentieri.

“Ciao, come stai? Scusami per l’ora ma ho finito adesso di lavorare.”

“Figurati! Io bene comunque e tu?”

“Non c’è male! Mamma mi ha detto che hai ricevuto un bellissimo mazzo di fiori.”

Rimango senza parole. Mamma?!? Che strano, deve esser proprio rimasta colpita da quei fiori per averlo detto a papà. Rispondo, trovandomi un tantino in imbarazzo.

“Sì è vero, proprio un bel mazzo.”

“Allora significa che a scegliere i fiori me la cavo ancora bene!”

Ci impiego qualche istante per connettere il senso delle sue parole. Non c’è molto da capire: è stato lui ad inviare quel mazzo. É lui il misterioso mittente! Non ci posso credere e io che ero qui a farmi mille paranoie e ad analizzare le possibilità più assurde. É stato semplicemente papà, il mazzo dal significato più autentico che potesse esistere. Una diversa forma d’amore: quella di una padre per la figlia. Un mazzo che nasconde delle scuse e probabilmente un affetto, rimasto in silenzio per troppo tempo. Un sentimento che ora ha voglia di esplodere. Ho subito il desiderio di guardare meglio quei fiori. Voglio osservarli con gli occhi di una figlia, che si sente speciale per il padre. Scendo le scale, corro davanti al mazzo e comincio ad accarezzarne i petali.

“Grazie papà! Non dovevi, sono bellissimi!”

Ora noto meglio le mille sfumature di quegli splendidi girasoli e la cura con cui è stato assemblato il tutto. Non mi sembra più un mazzo da dover metter sotto esame, ma semplicemente un insieme di bellissimi fiori. Lo sto apprezzando davvero, senza nessuna domanda, solo con il cuore.

“Mi sembra il minimo. Sono serio quando dico che ti voglio riconquistare. Mi sono perso davvero troppe cose. Voglio prendermi cura di te, così come si fa con un fiorellino. É un inizio.”

Le sue parole mi mettono un po’ in soggezione ma cerco di prenderle così come sono: un dolce discorso di un padre ad una figlia. Potrei abituarmici molto in fretta. É semplicemente… bello. Dopo qualche chiacchiera, gli spiego che sono in procinto di uscire con le amiche e concludiamo così la telefonata. Ci auguriamo una buona serata e lui mi ribadisce che spera di tornare presto a farmi visita. Non vedo l’ora. La porta per lui ora è aperta. Continuo la mia preparazione e non appena sto per mettermi il mio adorato rossetto rosso, sento un clacson suonare all’impazzata, fuori casa. Le due matte sono arrivate. Serata donne sia!

 


Stasera vi lascio con una citazione, che spesso accompagna le mie giornate e che è più che mai in linea con la storia:

“Chi ha avuto, ha avuto…

chi ha dato, ha dato…

scurdàmmoce ‘o ppassato…”

Ci riuscirà la nostra Aisha?

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