40) Un’atipica cena “di famiglia”.

Sono in tilt completo. Occhi sbarrati e bocca asciutta. Se nessuno si decide a parlare, non credo che mi riprenderò mai da questo stato di shock. C’è un aria davvero tagliente, sembra il gioco del silenzio, praticato al più alto dei livelli. Nessuno parla e tutti gli avversari si scrutano, pronti per scoprire chi sarà il primo a parlare. La suoneria del mio smartphone interrompe questo assordante silenzio. Non ho alcuna intenzione di infilare la mano nella tasca, sono bloccata. Mamma decide di prendere in mano la situazione:

“Ciao Aisha. Papà mi ha chiamata, spiegandomi di ieri sera e ho pensato che invitarlo a cena, potesse essere una buona idea.”

Lui se ne sta lì fermo, non dice una parola. Un po’ come se fosse il colpevole di qualche crimine e mamma gli stesse facendo da avvocato, parlando per lui. Colgo la tensione nei suoi occhi. Probabilmente è estremamente consapevole che avrei tutto il diritto di girare i tacchi, uscire e mandarlo a quel paese. Decido però di fidarmi di mamma, come ho sempre fatto, in fin dei conti non me ne sono mai pentita. Provo a cercare una risposta ma riesco a metter insieme solo un:

“Ok.”

Mamma mi sorride teneramente, capendo il mio stato d’animo e mi invita a sedermi con loro. Raccolgo la borsa da terra e mi avvicino al tavolo. Passo dopo passo, accorcio sempre di più la distanza con papà. Credo di avere il cuore a mille. Lui si alza, come per accogliermi. E ora che vuole fare? Non vorrà mica abbracciarmi? Sarebbe troppo. Certe scene lasciamole ai film. Mi porge la mano e si avvicina, dandomi un timido bacio sulla guancia. Rimango rigida da far spavento, come un birillo che barcolla, verso di lui e indietro, verso di lui e indietro. Mamma osserva la scena ma non interviene. In questa momento evidentemente sceglie di essere un mediatore del tutto neutro. Passato questo imbarazzante istante, mi metto a sedere. Mamma alla mia sinistra, come ogni santo giorno e papà alla destra, come non lo è mai stato. Una scena appartenuta solo al mio passato, che non avrei mai pensato di poter rivivere.

cena

Ha tutta l’aria di essere un sogno. Non mi stupirei affatto, se tutto d’un tratto, mi risvegliassi agitata sul mio lettone. Credo però che non accadrà, tutto ciò sta succedendo per davvero. Mamma riprende il suo ruolo da avvocato, dato che papà è ancora ingessato, almeno quanto me:

“Papà mi ha raccontato di aver avuto un inevitabile contrattempo ieri, unico motivo per il quale non è venuto, vero Giacomo?”

Lui annuisce, lei continua:

“Stamattina mi era venuto il netto presentimento che tu mi avessi mentito. Eri strana e quando mi ha detto che papà era brizzolato, il tutto mi è puzzato alla grande e poi nel giro di qualche ora ho ricevuto la sua chiamata.”

Effettivamente papà è pelato, santo cielo, ho davvero toppato con l’idea dell’uomo brizzolato. La cosa un po’ fa sorridere, un po’ spaventa, è cambiato moltissimo dall’ultima volta. Lo ricordavo con i capelli. Finalmente anche lui trova la forza di dire qualcosa, toccandosi la testa rasata:

“Tua madre mi conosce. Sa bene che piuttosto di vedermi brizzolato o di tingermi, mi taglierei i capelli. L’ho fatto l’anno scorso. Ed eccomi qui con il mio nuovo look.”

La questione fa abbozzare un sorriso sulla bocca di tutti e tre. Lui dopo aver rotto il ghiaccio con questo piccolo aneddoto, trova il coraggio di parlare di qualcosa di più sostanzioso:

“Mi dispiace molto per ieri Aisha. Non sarei mai potuto arrivare con quello che mi è successo, ma l’avrei voluto con tutto il cuore. Sei diventata davvero una bella signorina, anche se ammetto di averti sempre spiata su Facebook. Vederti dal vivo però è un’altra cosa.”

Eccoci, siamo alla fase dei complimenti facili. Mi fanno piacere ma non so bene che farmene. Sorrido comunque educatamente e ringrazio, onde evitare che mamma-avvocato se ne risenta. Mamma serve il primo e finalmente riesco a trovare il giusto slancio per fare delle domande a papà:

“Allora dove sei stato in questo ultimo…” mi correggo “in questi ultimi anni?”

Lui fa un bel sospiro e ci racconta della sua avventura in Svizzera in cerca di fortuna. Avventura terminata male, con qualche debito da pagare. Non male. Motivo per cui, capendo che al di là del confine, non c’era alcun tesoro nascosto, ha deciso di tornare in Italia, appoggiandosi momentaneamente da un amico, che vive a Milano. Ha ricominciato tutto con un lavoro normale e sta cercando di ristabilirsi, per ritrovare un po’ d’autonomia. Fa strano pensare a quante cose gli siano successe, mentre la mia vita andava avanti, mentre ho affrontato l’adolescenza e sono diventata un piccola donna con un lavoro, delle idee e dei progetti. Si è perso giusto qualche piccolo passaggio. Mangiamo la splendida carbonara, preparata da mamma e lui se ne esce con una domanda di troppo:

“E l’amore Aisha? Hai un ragazzo?”

Che domanda da nonno, quelle da classico cenone di natale. Peccato che sia autunno e che lui sia mio padre. É una di quelle domande, che fatte a secco, possono solo portare ad un banalissimo:

“Sì, ce l’ho.”

Oppure

“No, sono single.”

Risposte che soddisfano sicuramente la curiosità di un nonno ma che non possono di certo essere valide per un padre, il quale dovrebbe conoscere nel dettaglio il percorso sentimentale della figlia. Invece no, lui mi lascia bambina e mi ritrova ragazza fidanzata o ragazza single. Troppo facile. Ovviamente tengo per me tutto questo processo mentale e a lui riservo solo un:

“No no, sono single.”

Al momento non ho interesse che lui conosca le mie pene-gioie d’amore, prima c’è molto altro che deve sapere. Non puoi costruire una casa partendo dal tetto. Ci vogliono tempo e dedizione.

Credo che lui intuisca la mia volontà di non voler affrontare l’argomento e cominciamo così a parlare del mio lavoro. Gli parlo del negozio e delle mie giornate tipo. Subito mi chiede come mai non abbia voluto continuare gli studi ed io tergiverso. Dico che all’epoca non avevo una forte motivazione per farlo, motivo per cui ho preferito darmi da fare nel mondo del lavoro, per portare a casa quattro soldini. Quando la verità è totalmente diversa. Ho deciso di non fare l’università, per non pesare economicamente su mamma. Credo che se lui fosse rimasto con noi, le cose sarebbero andate diversamente. Ora però tutto ciò non ha importanza, ho il mio lavoro, la mia autonomia e sono serena così. Il passato è passato, è inutile rivangarlo. Le argomentazioni scorrono, tra il secondo ed il dolce. Il tutto è anche piacevole, sembra una semplice cena in presenza di un ospite curioso. Peccato che quell’ospite sia mio padre. Vuole sapere cosa ho combinato in questi anni di vita, cosa che si addice più ad un parente alla lontana che ad un padre. Cerco però di darci il giusto peso e di non farmi troppe domande. Vivo il momento così come il destino ha deciso di presentarmelo. Lo smartphone inizia a suonare, è ancora appoggiato sul mobile che sta dietro mamma. Lei butta un occhio alla schermo e dice:

“C’è una chiamata Aisha da un certo Lorenzo.”

Le chiedo di passarmi il telefono e mi allontano un attimo da tavola per poter rispondere.

“Ciao Lorenzo!”

Ho davvero voglia di sentire la sua voce.

“Ciao piccola! C’è una sorpresina per te. Sono qui fuori, volevo darti di persona il bacio della buonanotte.”

Stupita e spiazzata. Ora che faccio? Subito sento le farfalle nello stomaco. Il fatto che lui sia qui, mi regala un immenso sollievo, ancora una volta ha fatto la mossa giusta. Ho il forte desiderio di correre fuori da lui, per raccontargli tutto. Così farò infatti, devo solo trovare il modo migliore per congedarmi da questa atipica cena “di famiglia”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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