TITOLI DI CODA

Essere genitori…

L’anno si sta per concludere, arriva così il momento di far scorrere i titoli di coda, quelli che non legge praticamente mai nessuno, a meno che non siano di un film della Marvel, dove ci cacciano dentro la sorpresina. I primi dodici mesi vissuti per intero da mamma con uno scricciolo sempre a fianco, quella che agli occhi del mondo può esser sembrata una pellicola già vista è stata invece per me la vincitrice indiscussa del premio Oscar: come miglior film, miglior sceneggiatura, miglior montaggio, migliori costumi, miglior effetti speciali e ovviamente con il miglior attore protagonista della galassia. Megalomane? No, solo una comune mamma innamorata.

Tralasciando per un attimo l’immensa bellezza del film, oggi vorrei puntare i riflettori sui suoi titoli di coda, all’interno dei quali sono citati due personaggi davvero singolari, rimasti nascosti a lavorare sodo dietro le spalle del nostro protagonista indiscusso. Quei due che prima di essere scritturati avevano anche un nome proprio, ma che poi l’hanno scambiato per un titolo, di massima onorificenza sia chiaro: lei ora è mamma e lui è papà.

Investiti dall’incarico i due sono spariti in un vortice, un vero e proprio viaggio di sola andata, lungo il tragitto sono finiti in quello che pare essere il più aggrovigliato dei labirinti, in alcuni punti addirittura privo di luce. Per fortuna affrontandolo giorno per giorno hanno capito che un buon modo per andare avanti è semplicemente quello di procedere a tentoni, per tentativi.

Tra mamma e papà avviene fin da subito una sorta di mashup, una stramba nuova unione, proprio come quando si uniscono due canzoni diversissime tra loro. La melodia non sempre fila tutta liscia, dopo una strofa tranquilla può esplodere il classico ritornello spacca cassa, ma alla fine il risultato non è niente male, anzi suona bene!

Credo che per la donna sia più naturale modellarsi all’interno del grande cambiamento, il suo corpo con la pancia che cresce in qualche modo le insegna già a farlo, a creare spazio. Mamma intuisce dunque con un discreto anticipo l’arrivo del vortice risucchia tutto; papà invece ci arriva con più calma. Durante la gravidanza assomiglia più ad un gentil osservatore, poi con il parto e i primi momenti in tre si trasforma in un fido alleato, ma capisce davvero di essere diventato papà quando inizia a sentirsi anche un po’ servo della gleba.

Il piccolo e talentuoso protagonista inizia così la sua avventura, monopolizzando l’intero staff a sua disposizione. C’è chi ha sete, chi ha fame, chi vorrebbe semplicemente andare alla toilette ma se lui dice ‘A’, che convenzionalmente assomiglia più ad un ‘weee’, tutti sono pronti a rimandare le loro necessità. Immaginate di far parte della troupe di George Clooney e che lui vi rivolga la parola nel bel mezzo delle riprese, più precisamente nell’istante in cui vi scappa tanto la pipì e state per varcare la porta del bagno, cosa fareste? Sì, rischieremmo tutti di farcela addosso. Ed un figlio, vi assicuro, è molto più seducente del buon vecchio George.

Una volta diventati genitori ci trasformiamo tutti in influencer, non tanto per il trilione di scatti che facciamo alla creaturina ma perché la nostra vita assume un filtro perenne: “il mio bambino”. Non andate a cercarlo nel Play Store, perché appare solo per 24H ad un prezzo speciale fino alla mezzanotte del giorno del parto :op. Offerte imperdibili del nuovo millennio a parte, ci ritroviamo strafatti dal ‘my baby filter’, giusto per dargli un nome instagrammabile. Diventiamo monotematici e a tratti noiosi ma non possiamo farci nulla, quell’esserino dai poteri magici si intrufola in ogni dove e c’entra in qualsiasi argomento.

Se prima di essere genitori influencer eravamo liberi professionisti, lavoratori part time, full time, campavamo con i voucher o magari lavoravamo in nero, comunque sia ora non ha più importanza: non abbiamo più orari.  Entriamo in un continuo scambio di compiti e consegne con il partner, senza sosta sette giorni su sette. Se proprio va bene, quando il bimbo acquisirà una certa autonomia, arriveranno dei giorni in cui si potrà lavorare a turni: un po’ con mamma e un po’ con papà.

Presi dalla frenesia del nuovo incalzante ritmo ci trasformiamo anche in fanatici del carpe diem, prendendolo alla lettera! Ogni momento di tregua diventa l’occasione perfetta per cogliere l’attimo, senza perderne mezzo secondo, neanche il tempo di ragionare: azione! Che sia per fare l’amore, per leggere un libro, per guardare un film, per scrivere un pezzo o per qualsiasi altra deliziosa fantasia : dobbiamo darci una mossa e farlo velocemente!

Ci riscopriamo anche mediatori e propagatori di pace, Gandhi sarebbe fiero di noi. Un bimbo porta con sé mille ragioni per confrontarsi con il partner, tutto è nuovo e tante sono le decisioni da prendere. Litigare? Che tentazione! Ma… è un’inutile perdita di energie e, come abbiamo detto parlando del carpe diem, non è detto che poi ci sia il tempo per fare l’amore auspicando alla pace. Mamma e papà devono sforzarsi dunque di trovare una linea comune e cercare di surfare su quell’onda, soffocando l’istinto di spingere l’altro giù dalla tavola, anche quando ci fa arrabbiare.

A proposito di spiriti bollenti e tenacia, si risveglia in noi anche la nostra miglior versione di -I will survive-, quella che potremmo iscrivere all’Isola dei famosi, quella pronta a tutto, che non teme nulla. La cacca, le puzzette e il vomito non sono più tabù, anzi le affrontiamo con coraggio e di petto, talvolta anche con le mani se serve. Avete presente la bavetta che cola ogni tre per due dalla bocca dei bimbi? Ecco, anche quella non ci fa più alcun effetto, potremmo usarla per fare il bagno o come condimento per l’insalata. E i rimasugli di cibo? Quelli masticati e abbandonati da baby boss? Li facciamo sparire, ogni tanto li mangiamo anche, senza ritegno. Si arriva ad un livello di accettazione esagerato di tutto ciò che una volta ritenevamo sChIfOsEtTo.

Mettendo da parte per un attimo i deliziosi avanzi smangiucchiati di nostro figlio, e tornando a considerare il buon cibo, c’è da dire che riscopriremo anche la cucina casalinga. Non perché ci sia tutto questo tempo per stare ai fornelli o perché magari siamo sprovvisti del super green pass ma per il semplice fatto che andare al ristorante è rischioso, se non veniamo serviti all’istante e non siamo bravi ad intrattenere IL PROTAGONISTA, potremmo tornare a casa più stressati di prima, quindi per non passare la cena a cantare canzoncine meglio farsi due spaghetti casarecci aglio olio e peperoncino, per il piccoletto vanno bene al pomodoro.

Anche la nostra sensibilità sale a livelli esponenziali, come la glicemia il giorno della befana, non la si può controllare. Puoi essere anche la peggior versione di un generale senza scrupoli ma tuo figlio è in grado di frugare nei lati più reconditi del tuo super io fino a tirare fuori tutta la tua dolcezza e renderti come un panetto di burro appena passato per gli 800 watt del microonde.

Tra immense gioie e piccoli dolori ci ritroviamo ad osservare il mondo con i suoi occhi e a stupirci delle piccole cose. Io per esempio non ho mai osservato tanto come quest’anno le luci del Natale. Ora invece conosco a memoria le luminose lucine di tutto il vicinato perché B.B. le adora e ama follemente soffermarsi ad osservarle, uscendo o guardandole anche solo dalla finestra di casa.

Parlando di vicini, reali e metaforici, torniamo senza rendercene conto a bussare alla porta di quelli che a suo tempo sono stati i nomi scritti in piccolo nei titoli di coda del film in cui noi siamo stati i protagonisti. I nostri genitori. Scopriremo che si sono svenduti il nome di nascita una seconda volta e ora amano farsi chiamare -nonna- e -nonno-. Ci aggrapperemo a loro, ogni tanto ci saranno anche degli scontri magari ma fondamentalmente ringrazieremo il cielo che esistano e che diano a nostro figlio quel magico valore aggiunto. B.B. per esempio ama spalmarsi le creme di bellezza come la sua nonna materna, impazzisce per le galline e impara mille versi dalla nonna paterna, ama sorridere e scherzare come il nonno materno e adora guidare i trattori come il nonno paterno. Un genitore disegna, un nonno arricchisce l’opera.

Fiera di essere finita nei titoli di coda di una spettacolare pellicola, vi saluto, vi auguro una conclusione dell’anno che contenga almeno una tra le mille cose che desiderate e… ci vediamo l’anno prossimo con una bella SORPRESA!

Una Bionda e Una Penna.

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