34) Direzioni opposte.

Tra una chiacchiera e l’altra si fa tardi, meglio rientrare a casa. Saluto Xavier, lo ringrazio per esser venuto fin qui e gli auguro la buonanotte. Salgo le scale per andare in camera e ripenso al fattore Chiara-Xavier. La cosa mi fa rimanere un po’ male, soprattutto per il fatto che Chiara non mi ha ancora detto niente. Magari ne avrà parlato con Alice, potrei provare a sentirla. Apro la chat di Alice e ne approfitto prima per scusarmi in merito al comportamento di ieri sera:

-Ciao tesoro, come stai? Volevo scusarmi per ieri sera. Sono stata travolta da molti avvenimenti ed ero nervosa. –

Passa qualche istante, tempo di infilarmi il pigiama e di andare verso il bagno per lavarmi i denti e arriva la risposta.

-Ciao peste! Sono felice che tu mi abbia scritto! Ieri sera ti ho vista proprio male! Io comunque sto bene tesoro, hai voglia di parlarne? –

-Mi piacerebbe molto ma preferirei farlo a voce. Domani pomeriggio hai tempo? Ho il turno ridotto a lavoro, verso le 16.30 dovrei essere libera. –

Sentirla mi fa capire che ho davvero bisogno di sfogarmi con un’amica. Ultimamente mi sembra di non avere mai il tempo necessario per farlo e forse è proprio per questo motivo che casco dalle nuvole per la storia di Chiara e Xavier. Se fossi più presente, magari me l’avrebbe raccontato. Intanto affronterò Alice, poi sarà di certo anche la volta di Chiara.

-Ok ottimo! 16.30 al Caffè Centrale? –

-Affermativo! A domani, buonanotte! Ti voglio beneeeeeeeeeeeee!!!!!!! –

-Anche io scema! –

Che sollievo, era proprio quello che ci voleva. Incontrare Alice per vuotare un po’ il sacco e cercare di capire qualcosa in più su ciò che sta accadendo, può farmi solo bene. Avere un appuntamento con lei, prima di incontrare papà, potrà alleviare molte tensioni. Anche se non sono convinta che lo vedrò per davvero. Domani è un gran giorno, mi toglierò questo ed altri dubbi. Buonanotte a me per il momento. Do l’ultimo sguardo alla home di Facebook, che se pur piena di nuove notizie, non sembra per nulla interessante. Forse per il semplice fatto, che non contiene nessuna news relativa a chi mi interessa per davvero. Di Lorenzo non c’è traccia. Solo foto e tante parole di volti più o meno noti. Pari ad un noiosissimo silenzio. Anche oggi mi addormento con la voglia di sentirlo. Non posso far altro che usare i miei pensieri per augurargli la buonanotte. Chissà se lo starà facendo anche lui dal suo morbido lettone matrimoniale. Magari starà ascoltando qualche canzone rilassante con il suo stereo all’ultimo grido. Posso solo provare ad immaginarlo.

Buongiorno mondo!

Mi risveglio piena di energia. La giornata che ho davanti, si prospetta molto impegnativa emotivamente parlando. É il momento della verità per quanto riguarda l’incontro con papà. A lavoro non connetto troppo, i pensieri sono altrove e infatti più di una volta la collega mi chiede dove sono con la testa. Invento qualche scusa plausibile. Non ho nessuna intenzione di raccontarle il motivo. Sono dettagli troppo intimi della mia vita, preferisco tenerli per me e per pochi altri. Preferisco sembrarle strana. Oggi i quesiti che mi pone la gente, su abbinamenti di colori, stampe e completi, mi sembrano davvero banali. Ho cose ben più importanti per la testa. Una maglia color pastello o una maglioncino stampato da abbinare ad un jeans, non fanno nessuna differenza, il fatto che forse incontrerò papà invece sì. Mi sforzo di rimanere presente con la testa il più possibile ma l’unica verità è che non vedo l’ora che il turno finisca, per poter prendermi cura della vita vera. In qualche modo arrivano le 16.00. Fuga! Giubbotto, borsa e volo via. Sono troppo felice di incontrare Alice prima del grande momento. Estraggo lo smartphone dalla borsa. Nessuna notifica interessante. Solo un messaggio di Alice che conferma il nostro appuntamento al Caffè Centrale, di papà ancora nessuna notizia. Non voglio pensar male per il momento, in fin dei conti l’appuntamento è per stasera, magari si farà sentire più tardi. Decido di raggiungere il bar dell’appuntamento a piedi. Il posto non è molto lontano e un po’ d’aria fresca e quattro passi, possono farmi bene. Attraverso qualche via interna della città, fino a quando arrivo ad un semaforo pedonale. Scatta l’arancione, poco prima del mio arrivo. Dalla parte opposta dell’attraversamento pedonale si sta avvicinando un ragazzo, con le mani in tasca e con il cappuccio del giaccone sulla testa. Ha un passo familiare ma è ancora troppo lontano perché lo possa vedere bene. Arriviamo entrambi all’altezza dei due semafori ormai rossi. Ci fermiamo. Siamo uno difronte all’altro, ci separano solo alcuni metri di strisce pedonali. Ho davvero l’impressione di conoscerlo. Lui mi toglie ogni dubbio abbassando il cappuccio. É Marco. Alza la mano, come cenno di saluto. Faccio altrettanto. Dirsi ciao a voce non avrebbe senso, siamo troppo lontani. La situazione è molto strana, lui ed io, involontariamente uno difronte all’altro, per l’ennesima coincidenza. Separati da un semaforo rosso e costretti a stare lì. Nel medesimo posto, nello stesso istante, se pur con direzioni opposte, un segno del destino. Sono a disagio. La situazione è molto forzata, dobbiamo star fermi fino a quando non scatterà il verde. Un momento eterno. Tutti e due con le mani in mano. Sono un tantino in imbarazzo, dover star impalata davanti a lui, mi mette a disagio, non riesco a comportarmi in modo naturale. Probabilmente se al di là del semaforo ci fosse una persona qualsiasi, mi comporterei normalmente. Ora invece mi trovo ad esser impacciata, non so se starmene immobile con le mani in tasca ad aspettare questo benedetto verde, se estrarre il telefono per far finta di far qualcosa, o se limitarmi a guardare l’asfalto. Lui invece sembra molto più a suo agio in questa situazione, è appoggiato con una spalla al palo del semaforo, tiene una mano in tasca e nell’altra ha una sigaretta. Guarda davanti a sé, con la sua solita convinzione. É come se il destino ci costringesse ancora una volta a riflettere su di noi, lasciandoci per qualche istante uno davanti all’altro. Il semaforo rosso più lungo di sempre.

semaforo_cuore

D’un tratto finalmente scatta il verde. É ora di attraversare. Anche questa cosa mi agita, abbiamo due direzioni opposte, quindi dobbiamo solo passare uno vicino all’ altro. Non credo ci sarà modo di parlarsi, non ci possiamo fermare in mezzo alla strada.

Un passo, due, tre, quattro, cinque, sei e ci incrociamo. Inevitabilmente finiamo occhi negli occhi, con la solita intensità che ci contraddistingue. Lui se ne esce con un:

“Ciao principessa, buona serata!”

Mi stordisce per un istante e riesco solo a dire:

“Ciao.”

Il tutto dura una manciata di secondi, giusto il tempo di uno scambio di saluti e siamo già ai lati opposti della strada. Non è mai stato così difficile attraversare un incrocio. Credo di esser paonazza in volto. Nell’attraversare ho avuto quella tipica tachicardia che viene quando si prova una forte emozione. Non mi spiego come possa farmi ancora tutto questo effetto. La mia testa l’ha cancellato da un po’, ma al mio cuore evidentemente non è chiaro. Un giorno o l’altro lo capirà anche lui. Avrei la voglia di voltarmi indietro ma non lo farò. Magari lo farà lui. Cammino dritta sui miei passi, si va solo avanti. Non vedo l’ora di arrivare da Alice, ho la necessità di incontrare un viso familiare, senza pretese, in grado di farmi sentire bene. Arrivo al bar, intravedo dalla vetrata che Alice è già dentro e mi fiondo al tavolino. Lei si alza e mi avvolge con un caloroso abbraccio.

“Ciao Aisha! Hai la faccia sconvolta! Sembra che tu abbia appena avuto un faccia a faccia con l’uomo nero!”

Non posso far altro che sorridere difronte alle sue parole, ma credo che un incontro con l’uomo nero, non sarebbe in grado di sconvolgermi allo stesso modo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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