11) Vendetta, esagero tutto.

Non so, se stupisco più lui o me stessa, per l’azione commessa. Una vera e propria esplosione incontrollata di rabbia. Non si può continuare a riempire il vaso, sperando che da esso non fuoriesca mai nulla. Stop: spazio, tempo, pazienza e giustificazioni esaurite. Ho come la sensazione, di essere stata troppo plateale per i miei standard comportamentali ma in realtà ha fatto tutto l’istinto, ne ho solo assecondato le mosse. Per fortuna nessuno sembra essersi accorto di nulla, la gente è assorta nel venerdì sera.

Ancora una volta io e lui creiamo un microcosmo di emozioni intime in mezzo alla confusione della folla.

Lui rimane per un attimo in silenzio davanti a me, probabilmente sta studiando la mossa giusta. La trova. Accenna un sorrisetto, che sa di presa in giro e saluta un amico che si trovava dietro di me. Mi scansa, senza dire nulla e lo raggiunge al bancone. Come se non esistessi e nulla fosse accaduto. Quanto stupido orgoglio. Eccolo, l’uomo tutto d’un pezzo, che non si scalfisce mai. Mi chiedo, se davvero nulla lo riesca a ferire ma non sono ancora in grado di darmi una risposta. La sua corazza è più grande della voglia di lasciarsi andare ad una vita che, se vissuta a pieno, inevitabilmente rende più vulnerabili. Lui non se lo vuole concedere. Il fatto che abbia deciso di ignorarmi, fa scattare in me un’altra consistente dose di rabbia e decido di provocarlo nuovamente. Non finisce di certo così. Avvisto Xavier dall’altro lato del locale con Alice e Victor, ordino due cocktails al bancone e vado verso di lui. Non è da me ma ho voglia di vendicarmi. Stasera voglio scalfire quella dannata corazza. Non può essere indistruttibile.

Passo volutamente molto vicina a Marco. Lo sfioro con il corpo, facendolo sembrare un gesto involontario, dato dall’ affollamento del locale. Lo porto così, a seguirmi con lo sguardo.

Arrivo davanti a Xavier. Poggio i cocktails sul bancone e lo avvolgo nell’abbraccio più caloroso di sempre. Vendetta, esagero tutto: movimenti, espressioni, gesti, tono di voce e parole. Questo show è tutto per Marco. Sono certa, che lo sta osservando in prima fila.

Xavier ne approfitta, senza troppi convenevoli. Ciliegina sulla torta: il Deejay mette della musica latina e lui mi prende a ballare. Ci muoviamo a ritmo, con la sfacciata vicinanza di corpi, che la musica sudamericana richiede. L’ultimo posto dove vorrei essere, è tra le sue braccia ma la volontà di provocare Marco, è più forte di ogni altra cosa. Mi lascio andare a delle movenze sempre più esagerate. Voglio che lui guardi. Xavier si avvicina sempre di più al mio viso, sta per provare a baciarmi. Sono talmente entrata nel personaggio e nella scena da portare a termine, che quasi quasi potrei lasciarlo fare. Con la coda dell’occhio prima guardo in direzione di Marco, per assicurarmi che non si perda niente. Lui non c’è più. Cazzo.

Mi distacco di scatto da Xavier, che ovviamente non capisce il mio repentino cambio di direzione. Ora non ho tempo di dargli una spiegazione, esco dal locale velocemente. Devo trovarlo.

Nella parte esterna non c’è. Butto un occhio nel parcheggio ed ho una fitta al cuore. Lo vedo di spalle, si sta avviando verso l’auto ma non è solo. Sotto braccio ha una ragazza. La conosco di vista e so bene, che è una di quelle, che non vedeva l’ora di trovarsi in quella situazione con lui. Le ha sempre fatto la corte maledetta. Sono quasi certa che tra le nostre litigate, abbiano avuto anche un flirt.

Mi sale una gran rabbia ma so di essermela cercata. Non posso far niente, se non osservare impotente ciò che sta accadendo. Devo lasciare che accada. Salgono in auto e vanno via. Il resto posso immaginarlo da sola.

Rimango immobile a fissare la scia della sua auto. Che storia di merda.

Xavier esce dal locale per cercarmi e mi trova. Mi chiede se va tutto bene. Invento di aver bevuto troppo e di non sentirmi molto in forma. Sto benissimo in realtà ma sono a pezzi dentro. Da gentiluomo si offre di riaccompagnarmi a casa. Mi sento uno schifo per averlo usato qualche minuto fa. Lui è sempre così a modo con me, peccato che non ci si innamori mai di quelli giusti. Approfitto del passaggio. Non ho voglia di rimanere un minuto di più. Saluto le ragazze e mi faccio riaccompagnare.

Il viaggio in macchina con Xavier è al quanto silenzioso. Sono rannicchiata su me stessa, appoggiata sul lato del finestrino. Lui non parla. Ha intuito che non sto troppo bene, anche se l’alcool non c’entra nulla.

Arriviamo davanti casa, lo saluto e mi scuso per il comportamento avuto. Mi dirigo verso l’entrata. Lui è davvero troppo buono, per farmi pesare l’accaduto.

Mi sfilo i tacchi, per percorrere il vialetto di casa. Mi hanno stancato pure quelli stasera. Mi ha stancato tutto.

tacchi-nella-notte

Rientro a casa. Piano piano faccio le scale e mi infilo a letto. Non una parola, non un pensiero in più. Poniamo semplicemente fine a questa assurda serata. Sonno profondo.

Mi risveglio con del trucco colato in viso. Non mi sono neanche struccata. Ho la faccia sconvolta, un po’ come il mio stato d’animo.

Stasera c’è la festa hippie ma l’entusiasmo che avevo fino a ieri al riguardo, sembra già svanito. Non mi sembra più una figata questo party a tema. Me ne starei a casa sul divano, a guardare gli affari degli altri in TV.

Intanto mi dirigo a lavoro. Stasera farò i conti con il mio umore e deciderò.

In negozio ad un certo punto arrivano Alice e Chiara. Loro il sabato non lavorano e Alice ha bisogno di un cinturino per la serata. Sono super gasate dall’ idea della festa ma capiscono subito che io non lo sono allo stesso modo.

“Togliti dalla testa l’idea di tirare pacco Aisha! Poi vai a casa ti fai una bella doccia e vedrai che ti verrà la voglia! Non si discute! Hai già pensato all’outfit? ”

L’outfit?!? Cavoli, tra i tanti pensieri mi ero scordata che stasera, essendo una festa a tema, dovrei anche avere degli abiti adeguati. Un motivo in più per aggirare la festa. Non ho voglia di dover pensare anche al mio look hippie, già è tanto che mi sia pettinata stamattina. Non sono dello spirito giusto.

Comunque faccio la ‘gnorri’, dico che in qualche modo farò, tanto nel mio armadio c’è di tutto e se alla fine vorrò starmene a casa, non potranno di certo impedirmelo.

Alice compra la cintura e ci diamo l’appuntamento per le 21,00.

Finisco il turno. Vado a casa e la voglia di andare alla festa, come sospettavo, non è mai arrivata. L’unico motivo valido per andarci, è che di sicuro Marco non sarà presente, odia le feste a tema. Quindi sarebbe un contesto festoso, carino e spensierato, senza la sua presenza. Rimane il fatto che non ho voglia di andarci. Comunico alle ragazze che sono stanca e che non andrò all’evento. Stranamente non ricevo né insulti, né risposta. Saranno impegnate a prepararsi.

Mi stendo sul letto e cazzeggio un po’ con una rivista.

Mamma bussa alla porta.

“Ci sono Alice e Chiara! Le faccio salire!”

Maledette! Ecco perché non davano segni vita su WhatsApp! Non ho scampo lo so, se sono qui, è perché vogliono vestirmi e portarmi alla festa. Non ho alternative. Entrano in camera come uragani. Non si fanno scrupoli, mi dicono di alzarmi, di reagire e di infilarmi qualcosa di accettabile addosso. La coroncina di fiori me l’hanno portata loro. Sono tremende ma le adoro. Capisco di non avere possibilità di scelta. Effettuo una preparazione lampo alla buona e in dieci minuti mi trasformo in una rispettabile hippie. Saliamo in auto e ci dirigiamo alla festa. Il cielo sembra un po’ minaccioso, se pioverà siamo fregate, dato che la festa è all’aperto. Arriviamo nel posto e dal parcheggio già bello pieno, capiamo che la festa promette bene. Ci addentriamo, è pieno di gente e la musica crea già la giusta atmosfera. Per entrare bene nel tutto, prendiamo un primo drink. Eccoci qui, cocktail tra le mani, coroncina tra i capelli e leggerezza estrema. Hanno fatto bene a farmi venire. Cominciamo a guardarci attorno, per capire chi c’è e chi non c’è, facendo del sano gossip sui volti noti. Arriva Victor con altre due bevande per noi. Non ho neanche mangiato dalla fretta, povera me, sarò brilla tra tre, due, uno: sono ufficialmente poco sobria.

Alice si apparta con Victor. Rimango con Chiara e cominciamo a fare il nostro sciocco giochino da donne: indicare chi ci sembra carino. Scrutiamo l’orizzonte: passano gli alti, i bassi, i grossi, i palestrati, i semplici, quelli che se la tirano e ad un tratto passa LUI. Si distingue notevolmente dalla massa. Alto, moro, occhi scuri, capelli spettinati al punto giusto, una camicetta di lino leggera con qualche fiore, un bermuda. Sti cazzi! Complimenti alla mamma! Indico subito la mia preda e lui se ne accorge. Colta in flagrante.

Che figura! Chiara scoppia a ridere, condividendo comunque la scelta del mio bersaglio.

Lui accenna un sorriso e fa per avvicinarsi. Mi irrigidisco, non me l’aspettavo. Mi è davanti.

“Ciao! Piacere Lorenzo!”

Rimango un attimo destabilizzata. Chiara mi dà uno scossone sotto braccio, come per risvegliarmi e gli porgo così la mano:

“Piacere Aisha!”

Lui prontamente, sicuro di sé:

“Te l’avevo detto, che un giorno con la scusa più banale, ti avrei parlato.”

Per un attimo non connetto, poi l’illuminazione: il bigliettino!

MISTER X!!!

Non ci posso credere, sono spiazzata. Non so cosa dirgli, arrossisco e gli presento Chiara per sdrammatizzare. Caldo, freddo, caldo, freddo, che confusione. Per fortuna a rompere il ghiaccio arriva un suo amico, che gli comunica qualcosa, ne approfitto per bisbigliare a Chiara, che si tratta di Mister X. Rimane a bocca aperta.

Il suo amico se ne va e lui torna ad esser tutto per me. Ci guardiamo un tantino imbarazzati, nessuno dei due parla.

Lui stempra la tensione:

“Ti stai divertendo?”

D’un tratto arriva Alice, sembra essere bella carica e chiede subito ad alta voce:

“Lui chi è?”

Chiara senza controllo:

“MISTER X!”

Vorrei ucciderla. Lui ovviamente la sente, sorride spontaneo e porge la mano ad Alice:

“Piacere Lorenzo, in arte MISTER X a quanto pare!”

Che situazione. Mi trovo lì tutta impacciata, con le mie due migliori amiche a bocca aperta e Mister X davanti, che supera davvero ogni aspettativa.

 


(Mi piacerebbe un sacco che qualcuno mi dicesse, in due parole, come immagina che possa proseguire la storia.)

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